Introduzione
Ed è proprio la “presenza
fisica e concreta” che cercheremo di analizzare, soprattutto nelle strane
vicende che si vedranno in seguito.
Perché se da un lato i fatti descritti sembrano far
notare nettamente la corporeità degli alieni-elohim e delle loro azioni
dall’altro queste stesse azioni e comportamenti, analizzati più a fondo, sono
ascrivibili ad alieni che – a nostro avviso – dimostrano molti e forti carenze
di conoscenza in più ambiti.
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Del metodo (ovvero dei molti facciamo-finta-che)
7 - Assioma del “contesto” o meglio del “contesto sì,
contesto no”
Nell’articolo del 2013 “KAVOD
(la gloria di Dio?)” Biglino scrive: “Alcuni amici mi segnalano che i
filologi si accaniscono nel tentare di dimostrare che il termine KAVOD non
indica ciò che io documento nei libri. E’ evidente che la sola argomentazione
filologica non porterà ad alcun risultato […] e allora, come sempre,
vorrei suggerire di tenere conto del contesto.”
(*maurobiglino.it/2013/01/kavod-la-gloria-di-dio-nuovo-articolo-di-mauro-biglino/)
Tratteremo la questione del kavod nel capitolo
dedicato.
Però, in un altro articolo,
dal titolo “Interpretazioni Bibliche”, sempre del 2013, Biglino scrive:
“Io intanto continuo a ‘fare finta’ che ‘tutto’ si possa leggere in forma
letterale, anche ciò che mi è difficile da capire: cerco di impegnarmi a non
cambiare chiave di lettura a seconda del momento e del contesto.”
(*maurobiglino.it/2013/04/interpretazioni-bibliche/)
Non vi sembra un tantinello contraddittorio?
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Del tunnel spazio-temporale (ovvero
il prototipo che non c’è)
Non vogliamo assolutamente
qui negare la possibilità in futuro della reale costruzione di un tunnel
spazio-temporale per attraversare distanze intergalattiche, né che una civiltà
avanzata sia già in grado di farlo, o lo abbia già fatto.
Quello che vogliamo evidenziare è che non è corretto
presentare e avvalersi di notizie frammentarie o riferirsi soltanto a titoli
eclatanti per avvalorare una qualunque ipotesi di lavoro.
La coerenza e la logica impongono sempre una corretta
valutazione delle fonti.
Rispettiamo ogni ipotesi, ma
questa deve essere basata su fonti attendibili e sulla loro corretta
comprensione, su deduzioni logiche e conclusioni ponderate.
Una simile superficiale lettura delle fonti (in questo
caso l’articolo dell’ANSA) porta spesso a interpretazioni errate, adducendo
prove non vere sotto la pretesa di scientificità.
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Del razzo egizio (ovvero dannato photoshop)
Il libro di
Fenoglio, lungi dall’essere un resoconto con serie argomenta-zioni scientifiche
e archeologiche, sembra più un romanzo di fantasy: i due protagonisti,
l’ingegnere Jean Didier e l’amico dottore Paul Rever partono nel 1908 alla
volta dell’Egitto in cerca delle miniere d’oro del faraone Ramsete I.
Vengono aiutati anche dalla
signorina Helen Guillet, una medium, che entrando in trance comunica con
sacerdoti e faraoni. Tra riti magici e formule misteriose si imbattono più
volte in reali cortei e cerimonie che rievocano fatti passati.
Riportiamo, soltanto per
curiosità, un passo di pag. 127:
“Due giorni dopo in un pomeriggio afoso, mentre nel
deserto soffiava un impetuoso vento che sollevava turbini di sabbia, il Faraone
Ramsete si materializzò nel salotto tra i quattro amici in attesa.”
Ogni altro tentativo di seria analisi ci sembra
superfluo, almeno in questa sede.
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Dell’efod (ovvero l’i-phone 0.0)
-
Anna:
Ho trovato questo:
2 Samuele 3(3)
12 Allora Abner spedì dei messaggeri a Davide per
dirgli: […]
E non poteva chiamarlo coll’efod?
Oh, questo è molto più importante.
2 Samuele 11(3)
18 Allora Ioab inviò un messaggero a Davide per
fargli sapere tutte le cose che erano accadute nella battaglia.
Importanti comunicazioni e mandano un messaggero? A
piedi?
2 Samuele 11(3)
25 Allora Davide disse al messaggero: «Dirai così a
Ioab: […]
E questo ritorna con un altro messaggio. Sempre a
piedi? Povero messaggero, non porta pena, però si stanca moltissimo.
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Del dio-alieno-zoppo (ovvero povero Efesto)
Se ammettiamo per reale la
zoppia dell’alieno-elohim, per rimanere solo in ambito efestiano (ma come ovvio
l’analisi può essere condotta per tutte le caratteristiche delle altre
divinità-alieni-elohim), come segno di materialità dovremmo spiegare come,
rotolando giù dal monte Olimpo, arrivasse sull’isola di Lemnos distante più di
200 km dalla costa.
In questa occasione sarebbe intervenuta solo la
fantasia del popolo greco andando contro l’assioma bigliniano del “descrivevano
ciò che vedevano”?
Oppure la zoppia, in quanto evento possibile, è cosa
reale mentre il rotolamento per tutta quella distanza, in quanto evento
impossibile, diventa favola?
Ci sembra una lettura forzata. E di molto.
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A proposito di Caronte ci
sovviene un brano che abbiamo ascoltato in una conferenza di Biglino(37).
In sintesi, parlando dei famosi Vimana (= mezzi volanti), dice:
- una pubblicità degli anni ’80 della compagnia aerea
dell’India riportava la seguente didascalia “Nei cieli dell’India si vola da
tremila anni” (minuto 2.00);
- la compagnia aerea del Bangladesh si chiama
attualmente “Biman Bangladesh Airlines” (minuto 2.30).
Noi ci domandiamo: ci sarà pur un motivo, no?
Queste sarebbero prove a supporto che nell’antica
India e vicinanze c’erano voli quotidiani tra Dacca e Mumbai?
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Delle divinità ferite (ovvero uno scontro impari)
Diona, per lenire il dolore della figlia, fa anche
l’elenco di alcune delle sofferenze inflitte loro dai mortali:
- Ares, annodato in catene per un anno intero;
- Era, ferita al seno destro;
- Ade, ferito da una freccia al braccio.
Se vogliamo leggere solo in superficie l’epica omerica
dovremmo chiederci:
Ma cos’erano costoro: divinità (nel senso di dei inventati
dagli uomini) oppure giovincelli alieni incauti?
Per Biglino: “La ferita
appare tanto più concreta quando si leggono i versi successivi, in cui si
evidenzia l’insopportabile dolore fisico avvertito da Afrodite, che deve essere
immediatamente trasportata sull’Olimpo per essere curata dalla thea Dione.”(3)
(pag. 155).
Dunque, la ferita appare concreta
perché seguita dal dolore fisico esternato mentre il trasporto della poverina
al più vicino pronto soccorso (quasi 500 km di distanza da Ilio, via terra; più
di 300 km in linea d’aria) appare lo stesso concreto?
Ma un ospedale da campo, no? Si doveva arrivare per
forza sull’Olimpo!
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Di Betelgeuse (ovvero la stellina poverina)
Biglino sbaglia nel dire che
Arie Ben Nun parla di un sistema planetario perché dice tutt’altro; sbaglia nel
dire che una nana bianca è fredda perché ha luce bianca o viceversa; sbaglia
nel dire che una nana bianca è una stella morente perché vivrà ancora miliardi
di anni; sbaglia a dire che Betelgeuse è già diventata una nana bianca milioni
di anni fa perché allora l’avremmo già vista tale, data la relativa vicinanza;
sbaglia a prendere sul serio testi antichi, almeno per quanto riguarda qui
l’aspetto astrofisico; sbaglia nel fare tutti questi ragionamenti.
Insomma quasi non ne azzecca una giusta.
Ma vorrebbe trovare un filo per legare tutte le cose
dette sopra, dalla luce fredda ai testi orientali.
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Dei carri celesti (ovvero prove omeriche?)
Biglino, quando cita il culto
del cargo(13), a nostro avviso, fa – inconsapevolmente –
un’altra gaffe che gli si ritorce contro come un boomerang. Cerchiamo di
capirne il perché.
Gli indigeni delle isole Vanuatu, nel Pacifico,
seguaci di questo culto, sono riusciti a ricostruire (con elementi locali:
legno, canne e altro) quasi perfettamente la forma (certo non la sostanza)
degli aerei americani lì atterrati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Americani che, arrivando dal cielo e donando loro viveri e altro, sono stati
identificati come divinità. I locali hanno, infatti, cerimonie e rituali con
cui cercano di far tornare il loro dio John Frum, (contrazione, forse,
di John from America). Chiara sintesi di ciò che può essere successo nel
passato ad altri popoli?
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Dell’alieno-elohim (ovvero le gesta incomprese)
Allora mettiamo da parte uno
dei capisaldi dell’ipotesi bigliniana, il classico fare-finta-che, e
cerchiamo un’altra spiegazione. Facendo così ci rendiamo conto che stiamo
minando fin dalle basi tutta la sua costruzione fondata sugli alieni-elohim e
sui loro poteri, ma ciò si rende quasi ovvio.
E ci rendiamo perfettamente conto che una simile
deviazione di approccio nella lettura dei versetti biblici implica lo scaturire
di una serie di domande: perché qui dovremmo allontanarci dal fare-finta-che
l’autore dell’Esodo non ci abbia descritto espressamente quello che è accaduto?
E l’episodio quindi necessita di una interpretazione diversa?
Su cosa ci dovremmo orientare?
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Dei calzari di Mosè (ovvero galoche, oro o raffreddore?)
Ci sorgono, allora, spontanee
altre domande, riguardo l’episodio di Mosè e i suoi calzari (domande parimenti
estensibili nella sostanza anche a tanti altri versetti):
- perché a piedi nudi? Rischiando la
contaminazione con germi e batteri?
- perché non gli ha fatto mettere delle
“galoche”?
- perché farlo entrare? Non avrebbe potuto
aspettarlo semplicemente all’esterno della navicella?
Ricordiamo che siamo in presenza di esseri capaci di
eseguire un’operazione in anestesia totale (la famosa apertura della costola di
Adamo per formare Eva) seguendo un protocollo medico moderno (parole di
Biglino). Perché non ha usato, in questo frangente, lo stesso protocollo di
sicurezza che noi, semplici umani, utilizziamo in sale operatorie, reparti di
rianimazione o di terapia intensiva?
O, molto più spartanamente, quando a casa nostra
usiamo le pantofole?
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Dell’oro (ovvero ma a che serve?)
In un breve articolo dal
titolo “Mauro biglino risponde… Rapporti degli elohim con altre razze, l’oro
atomico e il Dio della steppa”(8) del novembre 2018, Biglino
scrive: “Una seconda [oltre quella di natura medico-biologica; n.d.a.]
funzione dell’oro monoatomico pare essere relativa all’antigravità: l’oro non
solo perde peso in se stesso, ma pare che faccia perdere parte del peso anche
al contenitore che lo racchiude.”
Sbalordimento di Warren: Cosa? Oro monoatomico? Antigravità?
Precisiamo che non sono affermazioni di Biglino, però
lui le riporta facendole precedere da un cauto pare.
Logica impeccabile di Marco: Ma se l’oro già di per sé perde peso, com’è che lo si
vende a peso?
Conferma di Anna: Ecco perché il mio porta-gioie è più leggero!
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Del kavod (ovvero gloria o navicella?)
Potremmo, a questo punto,
inserire una frase di M. Laitman (rabbino kabalista tirato in ballo da Biglino
riguardo la frase “siamo di un’altra galassia”, vedi nostro capitolo “Di
Betelgeuse”):
“Naturalmente, il Creatore non ha una bocca, né una
lingua o delle corde vocali. Ci stiamo semplicemente esprimendo nel nostro
linguaggio terreno.”(4).
Ecco, appunto. Che dire di più?
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Se Mosè avesse visto questa gloria-navicella perché
non parlarne a tutto il suo popolo?
- Senti Aronne, e voi tutti, ho visto il kavod sul
quale si muove il nostro glorioso alieno-elohim. E’ pieno di luce.
Indescrivibile! Meraviglioso!
- E com’è davanti?
- Non saprei, l’ho visto soltanto da dietro.
Neanche una parola.
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Della talpa (ovvero confessa, c’eri tu là?)
In parole povere, Omero essendo figlio di un divino,
quindi semi-dio, aveva conoscenze specifiche delle divinità e anche della
tecnologia da loro utilizzata. Quella perfino utilizzata da suo padre Ermes
(Mercurio): i famosi berretto e calzari alati.
Dunque, dopo aver premesso che la fonte da cui traggo
l’informazione della natura semi-divina di Omero è un romanzo metto sul
piatto la possibilità che tale origine possa spiegare alcune cose degli
e sugli dei che conosceva il cantore antico.
E, ri-dunque, faccio mia l’ipotesi che il romanzo
possa avere un qualsiasi sentore di veridicità (nel brano in cui mi prospetta
la seguente fondamentale uguaglianza: Omero = semi-dio) soltanto per proseguire
nella mia solita tesi.
Commento sbalordito di Warren: Da un’opera inventata?
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Il dio-alieno-elohim muore?
Asaf tranquillamente ascolta: non trasecola a
quest’affermazione, non gli viene la pelle d’oca o un infarto? Non gli si
stringe la gola, non gli viene il fiato corto, non è pervaso da un tremito
incontrollabile? Non cade a terra svenuto?
Tutto il suo credo, tutta la sua fede crolla
nell’abisso apertosi sotto i suoi piedi e lui che fa?
Esorta a sorgere l’elyon-elohim? Nemmeno cerca il suo
personale yahweh-elohim di riferimento, con lo sguardo, con un filino di voce?
Si rivolge direttamente al grande capo. Di colpo.
Perplessità di Alberto: E senza chiedere la parola!
Commento di Anna: Anche se non ho fatto il militare, questa si chiama
“insubordinazione”, passibile di un incenerimento immediato.
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Del post scriptum (ovvero ma
stiamo raschiando il barile?)
Non ci
stancheremo di ripeterci: estrapolare un singolo passo (in questo caso, un
singolo simbolo-disegno-geroglifico) da un testo e farne un uso tutto
personalizzato per spingere la nostra tesi verso orizzonti già tracciati è un
metodo da non seguire mai: ci porterà sempre dove vogliamo, non verso la verità.
A titolo d’esempio, abbiamo
estrapolato la figura seguente:
La nostra liberissima
interpretazione:
Sacerdote
che impartisce, tramite microfono, l’ordine di accendere ceri votivi.